Il nome della città sarebbe legato ad una tradizione popolare, un racconto che narra la triste storia di Andalora. La leggenda vuole che il principe saraceno Al Kadir, durante una razzia lungo le coste liguri, vide la bella Andalora (che significa landa d’oro) e la volle rapire, legandola all’albero maestro della propria nave.
Il promesso sposo di lei, Stefanello, la raggiunse nottetempo, mentre la nave era ormeggiata presso Capo Mele, ma nel vano tentativo di liberarla venne scoperto e ucciso. Andalora, per il dolore, e per non restare in mano dei Saraceni, si gettò in mare. Il sacrificio dei due giovani, sempre secondo la leggenda, spinse il principe Al Kadir a convertirsi alla fede cristiana. Da allora i due paesi limitrofi di Andora e Stellanello portano questi nomi in memoria dei due giovani.
Percorso storico
Secondo le fonti storiche il castrum Andoræ fu un antico possedimento d’epoca romana che, durante l’età dell’alto medioevo, trasferendosi dall’originaria ubicazione lungo la piana del torrente Merula si stanziò lungo l’altura del Castello[7]. Il feudo dall’XI secolo fu in possesso dei monaci benedettini dell’abbazia di San Martino dell’isola Gallinara fino al XII secolo quando passò ai marchesi di Clavesana[7] che fecero del castello un caposaldo e locale residenza marittima, che fortificarono e ricostruirono innalzadovi il loro castello, circondato da un nucleo fortificato.
Nel 1252[7] il feudo di Andora venne venduto alla Repubblica di Genova che promosse il territorio a sede di podesteria, dipendente dal vicariato di Porto Maurizio, e dando vita ad un nuovo impulso economico e sociale per tutto il XIII e XIV secolo. Fu nel corso del Quattrocento che il territorio e il castello andorese patì devastazione e danneggiamenti per la discesa in Liguria delle truppe dei Visconti, al comando del capitano Niccolò Piccinino[7], negli anni della dedizione della repubblica genovese verso il Ducato di Milano.
La marina di Andora in una fotografia della metà del Novecento
Le distruzioni del borgo causarono, inoltre, un lento ma progressivo abbandono dello stesso in favore dei nascenti nuclei lungo la piana del Merula. Nei secoli successivi però epidemie di malaria e di peste[7], e l’impaludamento del corso d’acqua portò ad un lento fenomeno di spopolamento del territorio di Andora in favore del vicino centro costiero di Laigueglia. Lo stesso podestà trasferì, nel 1723[7], la sede della podesteria nella città laiguegliese, però con l’obbligo di recarsi almeno tre volte al mese ad Andora per amministrarvi la giustizia.
Durante questo periodo si svilupparono le coltivazioni dell’ulivo – da cui si ricaverà poi l’olio – nonché la pesca, e nacquero i primi cantieri navali.
Caduta la Repubblica di Genova, la nuova municipalità di San Giovanni d’Andora (nome ereditato dall’antica e omonima pieve) rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento del Letimbro, con capoluogo Savona, all’interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile 1798 fece parte del II cantone, con capoluogo Laigueglia, della Giurisdizione del Capo delle Mele e dal 1803 centro principale del V cantone di Alassio nella Giurisdizione degli Ulivi. Annesso al Primo Impero francese dal 13 giugno 1805 al 1814, ed inserito nel Dipartimento di Montenotte, riottenne il nome di Andora
Nel 1815 fu inglobato nella provincia di Albenga del Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d’Italia dal 1861[7]. Dal 1859 al 1926[7] il territorio fu compreso nel III mandamento omonimo del circondario di Albenga facente parte della provincia di Genova; nel 1927 con la soppressione del circondario ingauno passò, per pochi mesi, nel circondario di Savona e, infine, sotto la neo costituita provincia di Savona
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana Ingauna. Dal 2014 al 2019 ha fatto parte dell’Unione dei comuni della Val Merula e di Montarosio, ospitandone la sede.
(da Wikipedia)
Il legame con i Grimaldi di Monaco
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