Notizie dell’abitato si hanno a partire dal IX in epoca longobarda. Diventato successivamente feudo dei normanni, il suo castello, Gerione, acquisì importanza diventando uno dei castra exempta amministrato direttamente da Federico II di Svevia.
Dal XV secolo cominciò il periodo aureo di Campagna. Con l’avvento degli Orsini di Gravina l’abitato si sviluppò notevolmente. Dal 1532 al 1641 in alterne vicende Campagna divenne marchesato: il feudo venne poi dato alla famiglia Grimaldi di Monaco che ne acquisì anche il titolo nobiliare. Durante il periodo monegasco la città fu una sede diocesana nonché capitale feudale comprendente Canosa di Puglia, Terlizzi, Monteverde, Ripacandida e il castello di Garagnone.[9] Furono realizzati numerosi edifici sia religiosi che civili, costruite fontane monumentali e istituite accademie letterarie. Divenne capoluogo del Distretto omonimo, del Regno delle due Sicilie.
Nel 1545 venne fondata la prima tipografia dell’attuale territorio salernitano, da Giovan Antonio De Nigris e Marco Fileta Filiuli nel Palazzo Tercasio (convento delle clarisse dei SS. Filippo e Giacomo), legata inizialmente alle lezioni che si tenevano nel convento dei domenicani di San Bartolomeo, dove i due fondatori insegnavano, unitamente ad altri illustri intellettuali, tra cui Giulio Cesare Capaccio. L’arte della stampa, che nel secolo XVI aveva raggiunto un alto livello con il De Nigris e il Filuli, sarebbe arrivata a particolare splendore alla metà del Seicento, ad opera del vescovo Juan Caramuel y Lobkowitz, che impiantò una nuova tipografia, dove videro la luce rare e pregevoli edizioni, con una produzione di testi che proseguì fino al 1673. Oggi, la città di Campagna, con un territorio di 135 km², per ironia della sorte, non ha nessuna tipografia.
Già capoluogo di distretto del Regno delle Due Sicilie, con l’unità d’Italia divenne capoluogo di circondario e sede di distretto militare. Con l’avvento del fascismo due sue ex strutture conventuali vennero adibite a campo di concentramento per ebrei: l’ex Convento dei Frati Domenicani di San Bartolomeo (riservato ai maschi) e l’ex Convento degli Osservanti della Concezione (riservato alle donne) L’importanza ottenuta nei secoli precedenti, lentamente andò scomparendo a causa della sua posizione geografica, che non consentiva un ampliamento urbanistico adeguato.
Colpita dal terremoto dell’Irpinia, la città subì gravi danni a tutti gli edifici, prevalentemente negli ultimi piani delle case. I principali edifici storici vennero irrimediabilmente danneggiati ed alcuni vennero esageratamente abbattuti, tra cui ben quattro palazzi nobiliari con la classica corte (il palazzo Rocco in via Mercato, il palazzo Palladino, con due stupende rampe di scale di scuola vanvitelliana, e il palazzo Di Giorgio, ubicati quasi all’altezza della Chiesa Dell’Annunziata, lungo il Corso Umberto, in prossimità della Piazza M. Guerriero, e il palazzo Buccella, in via Giudeca, con un grande portale in pietra meraviglioso, l’unico a bugnato rustico del centro storico). Furono abbattuti alcuni vicoli caratteristici, con archi, tra i quali il più bello, in Vico 2° Mercato, e due Cappelle votive molto interessanti (XVI secolo), tra la via Normanni e via Seminario. Infine, malgrado fosse vincolato dalla Soprintendenza ai B.A.A.A.S. di Salerno, ci fu l’abbattimento a distanza di sette anni dal terremoto, nel 1987, in piena ricostruzione, dell’ex complesso conventuale degli Osservanti con la Chiesa della Concezione (XVI secolo), che fu anche sede di uno dei due campi di internamento degli ebrei, nel 1943, riservato alle donne, il quale fu toccato minimamente, senza gravi danni (se non dovuti all’abbandono degli anni 70), sia dalla tremenda scossa tellurica, che da una frana causata, da un infelice intervento in cemento armato, che otturò tutte le antiche vie di sfogo dell’acqua piovana, costruite ad arte, nel terreno sottostante l’edificio. In quello stesso anno, fu abbattuto anche il rudere dell’unico esempio di “Architettura Industriale”, presente nella città: la centrale idro-elettrica di via Piè di Zappino, per costruire ex novo un palazzo condominiale che ha coperto la bella visuale sul centro antico, guardando dall’ingresso di via Roma-Corso Umberto 1°. La ricostruzione ha alterato notevolmente anche l’antico tessuto viario, soprattutto quel tratto che collega la via Giudeca al largo Giulio Cesare Capaccio, e un altro tratto che collega via Mercato a via Trinità.
(da Wikipedia)
Il legame con i Grimaldi di Monaco
Il feudo di Campagna ricoprì un ruolo importantissimo nella politica estera monegasca del XVI secolo.
Campagna, in provincia di Salerno, è ritenuto uno dei centri storici minori più importanti del meridione d’Italia. Già municipio romano al tempo di Silla, la sua storia si infittisce sempre più di grandi avvenimenti. Sono conti di Campagna gli Orsini di Gravina; diventa principato con i Caracciolo di Torrecuso ed infine ducato con i Pironti. Il 23 luglio 1532, a seguito della guerra tra Francia e Spagna, Carlo V Imperatore, a Ratisbona, concesse il titolo di marchesato alla città di Campagna e nominò marchese Onorato II, principe di Monaco. Il feudo di Campagna, unitamente ad altri nel Regno di Napoli, venne dato da Carlo V in cambio della sua fedeltà ad Onorato Grimaldi di Monaco, i cui discendenti lo tennero fino al 1641. Il Marchesato di Campagna abbracciava i feudi di Canosa, Monteverde, Poggiorsini, Ripacandida, Terlizzi ed il Castello con i territori dei Gariglioni. Campagna fu la capitale di tutti i feudi monegaschi in Italia. Campagna è stata sede di Sottintendenza, Sottoprefettura, Distretto Militare. “Studium” domenicano, sede universitaria con le facoltà di Filosofia e Teologia e con la istituzione di più accademie culturali e giuridiche. Campagna è stata capoluogo del Principato Citeriore. Nel 1440 Campagna ospitò San Bernardino da Siena. Campagna è l’unico comune in Italia a possedere ben due Oasi del WWF sul proprio territorio comunale: l’Oasi di Persano sul fiume Sele, avente come simbolo la lontra e il parco del Monte Polveracchio, dove ancora si incontrano i lupi. Nel 1573 a Campagna soggiornò l’eretico monaco nolano Giordano Bruno. A Campagna, nel convento domenicano di San Bartolomeo l’impenitente, pertinace, ostinato frate e filosofo fu ordinato sacerdote e cantò la sua prima messa. Con la peste del 1656 morì anche il vescovo di Campagna monsignor Avila. Arrivò a Campagna a reggere le sorti della Diocesi Juan Caramuel y Lobkowitz, monaco cistercense, probabilista, architetto, inventore dei caratteri mobili nel mondo della stampa, tra gli inventori del sistema binario, progettista della piazza più bella del mondo e della facciata del Duomo di Vigevano. Dal 1518 Campagna si può fregiare del titolo di città. Nel 1525 fu elevata a sede di Diocesi. Nel 1545 Campagna diventa città dell’arte impressoria, con la presenza di una primissima tipografia in tutta l’Italia centro-meridionale. Per estensione territoriale il comune di Campagna è secondo solo a quello della confinante Eboli; per la superficie olivetata Campagna è il comune più grande della regione Campania, con tantissimi olivicoltori e il riconoscimento del marchio DOP all’olio delle “Colline Salernitane”.
Campagna ha dato i natali a tanti personaggi illustri tra cui ricordiamo MELCHIORRE GUERRIERO, conte Palatino con i papi Leone X e Clemente VII, le cui spoglie riposano nella chiesa di Trinità dei Monti a Roma; GIULIO CESARE CAPACCIO, che nel 1600 fu Segretario della Città di Napoli: grande letterato, autore dei trattati “Il Forastiero” e il “Delle Imprese”; ANTONIO STASSANO, autore del libro “Memorie storiche del Regno di Napoli” e il generale borbonico VITO NICOLA NUNZIANTE, carceriere di Gioacchino Murat. Durante la seconda Guerra Mondiale e dopo la promulgazione delle vergognose leggi razziali a Campagna furono istituiti due Campi di Concentramento per Internati civili di guerra. Furono ospitati migliaia di ebrei che trovarono la solidarietà del vescovo di Campagna Monsignor Giuseppe Maria Palatucci e dell’intera popolazione. Il presule era zio di Giovanni Palatucci, Giusto tra le Nazioni, ultimo questore di Fiume italiana, che salvò la vita a migliaia di ebrei.
(Carmine Granito)
Visite di SAS Il Principe Alberto II
La visita di S.A.S. il Principe Alberto a Campagna
«Mi sento davvero a casa mia». Il principe Alberto di Monaco, ieri a Campagna, racchiude in questa frase il senso della sua visita nell’antico feudo della sua famiglia tra il 1532 ed il 1641. La pronuncia quando, entrando in quello che fu palazzo Grimaldi, nell’appartamento dei suoi avi, si siede sul divano che, idealmente, rappresenta la seduta dei suoi antenati. È stato un pomeriggio di festa con il popolo che ha accolto il suo principe, nell’anno in cui si festeggiano i 500 anni dal titolo di città. Ad accoglierlo, a Sant’Antonio, il sindaco Roberto Monaco, il prefetto Salvatore Malfi e tanti amministratori del Sele, del Tanagro e della Piana del Sele. Soprattutto la gente comune, cittadini, bambini, famiglie.
Alberto di Monaco ha scoperto la targa che, all’ingresso del centro storico, indica Campagna quale sito storico dei Grimaldi, l’associazione che unisce 110 località in tutta Europa. Poi ha iniziato il viaggio della memoria tra le testimonianze della sua dinastia, che sono ancora evidenti lungo le strade con la presenza di stemmi e dimore, come il palazzo dei Governatori, sede dei Grimaldi. La delegazione ufficiale ha sostato presso la fontana della Giudecca e della Cortiglia, nel museo della Memoria e della Pace e sul ponte Tenza, dove una targa ricorderà la visita. Maurizio Ulino, storico di Campagna, e storico ufficiale dei Grimaldi ha spiegato al principe il senso che quei monumenti hanno ancora oggi. Quindi l’incontro in municipio, accolto dagli inni monegasco ed italiano suonati dagli allievi del locale liceo musicale. Qui, nel chiostro, i ragazzi del Confalonieri hanno donato un’immagine realizzata in ceramica, un mosaico con tanti piccoli pezzi dello stemma di Campagna, che Alberto ha portato con sé rientrando in patria.
Eccolo nel Municipio dove ha ricordato la storia dei Grimaldi a Campagna, ripercorrendo quel «secolo d’oro» ed auspicando che «il nome del Principato sia per voi garanzia di benessere per la popolazione, come un nuovo secolo d’oro dei Grimaldi». E ringraziando per il calore dell’accoglienza, ha lanciato l’invito «spero di rivedervi». E l’annuncio: una manifestazione congiunta dei siti grimaldini a Campagna, «perché si conoscano meglio i territori legati storicamente alla mia famiglia e al principato». Si rinsalda così l’amicizia, che negli ultimi tre anni è stata sempre più stretta, anche se Alberto, da principe ereditario, aveva già visitato Campagna nel giugno 1997. E in nome di quest’amicizia l’orafo Rosmundo Giarletta, cavaliere dell’ordine grimaldino per la cultura l’arte e la scienza, insieme a Maurizio Ulino (cavaliere dei Grimaldi è anche Carmine Granito), ha realizzato e donato al principe una moneta d’argento che racchiude il sodalizio tra Campagna e i monegaschi, con la losanga grimaldina e la campana simbolo cittadino poggiate su un sole a 26 punte, tante quanti stati i signori, i marchesi e i principi di Monaco che si sono succeduti finora. «Spero apprezzerete la statuetta di bronzo che amo offrire ai Comuni che sono antichi feudi della mia famiglia ha detto il principe, donando anche la medaglia dei 700 anni del principato rappresenta il primo Grimaldi». In cambio ha ricevuto i prodotti della terra di Campagna, che ha apprezzato con gioia.
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