Il toponimo Ventimiglia deriva probabilmente dalla parola ligure Albom “città capoluogo” e dal genitivo plurale del nome etnico Intemeliom, quindi “città capoluogo dei Liguri Intemeli“. Le due parole, attraverso la forma latinizzata Album Intimilium (attestata per es. in Plinio il Vecchio),[9] si fusero poi in Albintimilium,[10] con una crasi analoga a quella verificatasi per Albingaunum, l’odierna città di Albenga. In seguito alla deglutinazione di al- iniziale e al conseguente passaggio b>v si giunse a una forma Vintimilium (interpretata per etimologia popolare come Vigintimilium),[11] che nel medioevo divenne infine Vintimilia.[12]
In epoca recente, a causa della toponomastica poco accurata di certi cartelli stradali, che ne abbreviavano arbitrariamente il nome in “XXmiglia”, si è diffusa l’erronea credenza che il nome della città derivasse da una distanza stradale, anche perché effettivamente, per una curiosa coincidenza, l’abitato di Ventimiglia dista circa 20 miglia nautiche dalla vicina città francese di Nizza, alla cui contea Ventimiglia è stata storicamente legata. Tuttavia tale teoria popolare sull’origine del nome non ha alcun fondamento storico.
Secondo alcune fonti storiche il primitivo insediamento fu fondato dalla tribù dei Liguri Intemeli in età preistorica sull’altura di Colla Sgarba nella valle del torrente Nervia. Nel II secolo a.C. il villaggio fu conquistato dall’esercito dell’Impero romano, che rinominerà l’insediamento in Albium Intimilium, in seguito Albintimilium, riedificando una nuova città cinta da mura presso la foce del Nervia.
Nel 49 a.C., durante la dominazione romana, la città ospitò Cesare, diretto in Spagna; qui risiedette da un certo Domizio, suo sostenitore. Ciò suscitò l’indignazione dei Pompeiani: Domizio venne poco dopo fatto uccidere per mano di un certo Bellieno, servo di Demetrio, quest’ultimo comandante del presidio militare romano dell’odierna Ventimiglia. La popolazione, per la maggior parte fedele a Cesare, secondo quanto scrive Celio, il corrispondente di Cicerone, insorse allora contro il presidio, prendendo il sopravvento sulle poche guardie romane, e lo stesso Celio racconta di come dovette intervenire con un piccolo esercito per sedare la rivolta tra soldati e popolo. Il fatto storico è testimoniato dal motto che tutt’oggi è inscritto nello stemma comunale: Civitas ad arma iit: “la popolazione corse alle armi”.
Ventimiglia restò sempre fedele a Roma, e tale riconoscenza fu premiata dallo stesso Cesare quando la riconobbe municipium dell’impero, favorendo così prosperità ed espansione. Nel 68 subì un saccheggio causato dallo scompiglio dei pretendenti al trono che si creò dopo la morte dell’imperatore Nerone. Negli scontri in un podere di Ventimiglia fu assassinata la nobile Giulia Procilla, madre di Gneo Giulio Agricola, che partecipò ai funerali e riparò ai danni subiti dai saccheggi stanziando appositi contributi verso la città intemelia.
La nuova urbanizzazione richiamava il classico stile di progettazione romano, usando una tecnica rettilinea ed ortogonale: il nuovo centro urbano, molto diverso dalla preesistente città vecchia dei Liguri sulle alture di Colla Sgarba, si estendeva lungo due vie principali – il Cardo e il Decumano -, che si intersecavano ad angolo retto con altre vie minori dette vici o subvici.
Dopo l’invasione dal re longobardo Rotari nel 644, gli abitanti nel periodo medievale abbandonarono l’antica città romana e si rifugiarono alla destra del fiume Roia, dove edificarono la nuova città col nome di Vintimilia. Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, la città entrò a far parte dei domìni di Carlo Magno dal 744 e, successivamente, diventerà una contea dipendente dalla Marca di Torino, di cui si hanno le prime notizie nel 962.
In età feudale si dichiarò libero Comune, divenendo dominio dei Conti locali – detti appunto di Lascaris di Ventimiglia -; essi dominarono diversi borghi e villaggi della Riviera di Ponente, scontrandosi più volte con le altre signorie locali ma soprattutto con la Repubblica di Genova. Quest’ultima, dopo aver conquistato l’intera Riviera di Levante e parte del ponente ligure, si spinse sempre più verso Ventimiglia, dando il via, nel XIII secolo, ad un vero e proprio assedio.
Nel 1221 Genova affidò il compito al comandante genovese Lotaringo di Martinengo di far cadere la città degli Intemeli e quindi sottometterla al volere della Repubblica. Dopo una lunga e aspra lotta, nella quale la città subì continui bombardamenti dalle alture di San Giacomo, Maure e Siestro e l’impaludamento del porto-canale alla foce del Roia, Ventimiglia fu conquistata, diventando per la Repubblica un’importante base strategica fortificata di frontiera.
La città nei secoli a seguire fu però sempre contesa da altre signorie locali, nonostante fosse oramai compresa nei territori genovesi, e diversi furono i pretendenti, quali i Grimaldi, gli Angioini, i Visconti, i Savoia, gli Sforza e anche dalla Francia; dal 1505 divenne definitivamente dominio genovese, subendone le sorti e le glorie.
Nel 1514 la Repubblica cedette la sovranità su Ventimiglia alla Casa di San Giorgio. Poiché, tuttavia, l’amministrazione dei possedimenti territoriali si era rivelata antieconomica, la Casa di San Giorgio restituì alla Repubblica tutti i territori che le rimanevano in sovranità, fra cui Ventimiglia, nel 1562[13].
La Repubblica in seguito la nominò a sede del locale e omonimo capitaneato, alla quale furono sottoposti villaggi, borghi e comuni vicini. Nel XVII secolo ottenne da Genova una propria autonomia economica e fiscale soprattutto per le continue lamentele della popolazione che, secondo
Ventimiglia seguì successivamente le sorti di Genova, patendo anch’essa la dominazione austriaca del 1747 e l’invasione francese di Napoleone Bonaparte nel 1797. Fu proprio durante la nuova dominazione d’oltralpe che la comunità di Ventimiglia si costituì in municipalità della neo costituita Repubblica Ligure, nel Dipartimento delle Palme con capoluogo Sanremo.
Amministrativamente fece quindi parte del IX cantone di Ventimiglia nella Giurisdizione delle Palme e dal 1803 centro principale del X cantone delle Palme nella Giurisdizione degli Ulivi. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento delle Alpi Marittime. Nel 1815 il territorio fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814 dopo la caduta di Napoleone, sottoposta al Contado di Nizza, mentre al 12 agosto 1820 risale la ratificazione dei nuovi confini comunali tra i due municipi di Airole e Ventimiglia. Dal 1861 fu annesso al Regno d’Italia. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel VIII mandamento di Ventimiglia del circondario di Sanremo facente parte della provincia di Nizza (poi provincia di Porto Maurizio e, dal 1923, di Imperia).
Nel 1945, sul finire della seconda guerra mondiale, fu occupata dalla Francia, poi passò nuovamente sotto controllo dell’Italia.
(da wikipedia)
Il legame con i Grimaldi di Monaco
Negli anni successivi alla occupazione genovese di Ventimiglia, i cittadini che avrebbero gradito il proseguimento dello stato di Libero Comune Marinaro, pur appartenendo alla fazione ghibellina, si affidarono alla guelfa famiglia Grimaldi, in amicizia con il Governatore di Provenza, per contrastare il più possibile l’ignobile attività interna dei De Giudici e del loro losco Albergo. Le sorti dei Grimaldi nel possesso della Rocca di Monaco, divennero essenziali per il prosieguo di tale politica, cosicché quando tra alti e bassi l’abilità dei Grimaldi riuscirà a far insediare saldamente la famiglia sulla Rocca del Principato, molti ventimigliesi ne furono soddisfatti. Non avrebbero ritrovata la loro libertà diretta, ma potevano aggregarsi a quella “libertà” monegasca, che ancora oggi compiace molti Intemeli.
Visite di SAS Il Principe Alberto II
Il principe Alberto inaugura il porto Ventimiglia, terzo di Monaco
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Il principe Alberto inaugura il porto Ventimiglia, terzo di Monaco
Il principe Alberto di Monaco ha inaugurato, il porto di Cala del Forte, a Ventimiglia, di proprietà del Principato attraverso la Société des Ports de Monaco.
"Non posso che ricollegarmi a mio padre che ideò e sviluppò i porti di Monaco. Sono certo che l'operazione porterà successo ad entrambi. Per il Principato di Monaco si tratta del terzo porto che spero contribuisca alla sviluppo economico e sociale del territorio", ha detto il principe.
Centenario del Principe Alberto I di Monaco, visita alle grotte dei Balzi Rossi
Si è svolta stamane una visita istituzionale al Museo preistorico dei Balzi Rossi, nell’ambito delle cerimonie per il centenario di Alberto I di Monaco, che acquistò una grotta che ancora oggi porta il suo nome: la “Grotta del Principe“.
Considerato uno dei luoghi più importanti per lo studio della preistoria in Europa, il sito dei Balzi Rossi è fondamentale anche per comprendere come gli uomini nell’antichità si adattarono ai cambiamenti climatici. La “scoperta” di questa zona archeologica è avvenuta negli ultimi decenni dell’Ottocento, poco prima degli scavi per la linea ferroviaria Genova-Ventimiglia. È il momento storico durante il quale il mondo si interroga sull’antichità dell’uomo e sulla durata dei periodi più antichi della preistoria: anche per questo motivo le grotte dei Balzi Rossi divennero famose. Gli scavi presso la zona archeologica continuano, condotti da diverse équipe di archeologi a livello internazionale.
L’incontro di oggi, organizzato dal professor Henry de Lumley, presidente dell’Institut de paléontologie humaine (IPH) e appassionato studioso del sito dei Balzi Rossi, ha riunito presso le grotte un gruppo di studiosi e di autorità per visitare le grotte e commemorare l’attività del Principe Alberto I come appassionato archeologo e promotore di un moderno metodo scientifico.
Le prime ricerche archeologiche sistematiche, dopo i primi saggi effettuati da Emile Rivière, si devono infatti al Principe Alberto I di Monaco che nel 1882-83 si accordò con il proprietario dell’area per far precedere i lavori di cava da scavi archeologici. Con la collaborazione di G. Saige, conservatore degli archivi di palazzo del Principato di Monaco, il Principe fece riprendere gli scavi secondo principi stratigrafici, attraversando la parte centrale del deposito della Barma Grande e poi saggiando per la prima volta il deposito della grotta del Principe.
Nel 1895 Alberto I di Monaco acquistò infatti una delle grotte, la Barma del Ponte, da allora chiamata “Grotta del Principe” e incaricò il canonico Leonce de Villeneuve di avviare le ricerche secondo un metodo scientifico che lui voleva sperimentare. In un suo scritto infatti sosteneva: «Perché uno scavo sia utile alla scienza la prima condizione è che il ricercatore conosca la stratificazione del giacimento che esplora. Gli strati di un deposito sono come i fogli di un libro, i fossili e gli utensili come le illustrazioni». Questo approccio, rivolto a introdurre un metodo scientifico nelle attività di scavo archeologico, ha consentito di raccogliere una serie di dati e informazioni ancora oggi preziose per la conoscenza del sito.
Ventimiglia: Cittadinanza Onoraria al Principe Alberto di Monaco
Alberto II, sovrano di Monaco, ha ricevuto la cittadinanza onoraria e le chiavi della città di Ventimiglia dal sindaco Gaetano Scullino nel corso di una cerimonia tenutasi al Teatro Comunale. La loro stretta di mano sancisce il rilancio dei rapporti economici tra Ventimiglia e il Principato di Monaco. Dopo la cerimonia, Alberto e il sindaco Scullino hanno compiuto una breve passeggiata che li ha condotti in Municipio dove hanno incontrato gli amministratori comunali.
Una pioggia di applausi ha salutato e ringraziato il Principe Alberto all'uscita del Municipio che, dopo, si è recato al Forte dell' Annunziata per una cena di gala a base di prodotti tipic
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