«Bardi», secondo la leggenda, deriverebbe da «Bardus» o «Barrio», l’ultimo degli elefanti al seguito dell’esercito di Annibale che sarebbe morto qui durante la marcia verso Roma. In suo ricordo, Annibale avrebbe quindi deciso di fondare una colonia.
Secondo la storia invece il toponimo «Bardi» deriverebbe dall’appellativo che contraddistingueva la nobiltà longobarda – i cosiddetti Arimanni – un gruppo dei quali si stabilì qui attorno al 600 d.C. La prima attestazione di una “Silva arimannorum” vicinissima a Bardi, un bosco affidato agli uomini liberi legati direttamente al re, è dell’898 e si riferisce probabilmente alla fascia tuttora prevalentemente boschiva nei pressi di Cogno di Gazzo.
Il territorio fu abitato sin dal Paleolitico (ne sono prova i ritrovamenti archeologici sul Monte Lama[7]) e in seguito dai Liguri; in età romana faceva parte del municipium di Veleia, ed era attraversato dall’asse viario che portava a Luni e a Roma.
Il monastero di Bobbio, come risulta dai vari diplomi imperiali e dalla Carta di Wala possedeva la corte di Boccolo (Bocolo o Boculo o Boculum), che si estendeva in tutto il territorio di Bardi e oltre.
Lungo la via sorse anche il monastero di San Michele di Gravago. Citate nella corte anche le celle monastiche di Acquanera (oggi Santa Giustina), Credarola e Granelli, Gazzo e Cogno di Gazzo, Gravago ed il monastero di San Michele, Grezzo (Grecio) e Cogno di Grezzo, Osacca e il valico di S. Donna, Passo Linguadà, Passo del Pellizzone, Pieve di Casanova, Faggio (Fao) e Pione, Tanugola.
L’abitato è dominato dall’imponente castello costruito in posizione sopraelevata su uno sperone di diaspro rosso. La prima testimonianza scritta della presenza di un castello è data da una pergamena datata 869. Nell’agosto 898 un bardigiano, Andrea figlio di Dagiverto vende al Vescovo di Piacenza Everardo metà della “Rocha” di Bardi. Nel gennaio del 1000 il vescovo di Piacenza Sigifredo si trasferisce a Bardi[10], essendo il feudo diventato patrimonio ereditario dei Vescovi di Piacenza. Nella prima metà del XIII secolo il vescovo cedette il castello e le terre circostanti ad un gruppo di nobili locali conosciuti come “Conti di Bardi“. Nel 1251 in seguito ad una ribellione i Pallavicino – signori di Piacenza – espugnarono e distrussero il castello.
Il 19 marzo 1257 il feudo fu acquisito da Ubertino Landi dei Landi di Piacenza[11] – conti ghibellini – che rimasero tra alterne vicende signori di Bardi per i successivi quattro secoli. Ubertino Landi riedificò e fortificò il castello facendone un baluardo pressoché inespugnabile. Nella lotta tra papato e impero (guelfi e ghibellini) Bardi rimase sempre legata all’impero. Nel 1269 i guelfi assediarono il castello che si arrese dopo mesi per penuria di viveri. Il castello passò alla città di Piacenza fino all’ottobre 1307, quando Ubertino II Landi ottenne dall’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo il castello di Bardi, Borgo Val di Taro e Compiano. Il 29 novembre 1321, in località “La giostra” nei pressi dell’oratorio delle Grazie fu combattuta una violenta battaglia tra le milizie Guelfe guidate da Giacomo II Cavalcabò, capo di Cremona, e le truppe ghibelline comandate da Galeazzo I Visconti. I guelfi ebbero la peggio e lo stesso Cavalcabò fu ucciso e venne sepolto nel vicino oratorio. Nel 1381 Gian Galeazzo Visconti riconobbe la signoria dei Landi che ottennero nel 1415 una completa autonomia. Il castello, progettato inizialmente come presidio militare, venne successivamente ampliato e modificato per adattarsi alla funzione di capitale di un piccolo stato libero esteso a buona parte dell’alta Val Ceno e dell’alta Val Taro (corrispondente al territorio dei comuni di Albareto, Bardi, Bedonia, Borgo Val di Taro, Compiano, Tornolo e Varsi). Nel 1429 Filippo Maria Visconti conquistò il castello, successivamente affidato al condottiero di ventura Niccolò Piccinino che lo tenne dal 1438 al 1448. Nel 1448 ritornarono i Landi. Nel 1551 l’imperatore Carlo V eresse il feudo a marchesato e i Landi ottennero il diritto di battere moneta con una loro zecca. Agostino Landi fu nominato marchese di Bardi e principe di Borgotaro. Ad Agostino successe Manfredo, morto improvvisamente in Spagna prima delle nozze con Giovanna di Aragona, a cui si deve l’impianto attuale del castello. Dopo il marchese Claudio nel 1589 il castello passò a Don Federico, che istituì nel 1616 per diploma dell’imperatore Mattia un collegio di notai in Bardi con la facoltà di concedere la Laurea di abilitazione e l’anello. Il collegio venne abolito con le Leggi Napoleoniche nel 1805. A Don Federico e a sua figlia Polissena il castello deve una risistemazione complessiva del cortile, la costruzione del portico dell’oratorio, la grande Sala dell’Armeria, la raccolta dei quadri e la biblioteca. A Polissena successe il figlio Andrea III Doria-Landi, che nel 1682, grazie alla mediazione dell’ambasciatore conte Fabio Perletti presso la corte imperiale, cedette Bardi a Ranuccio II Farnese, duca di Parma. La storia di Bardi seguì da quel momento la storia del Ducato di Parma e dal 1861 quella del Regno d’Italia e della Repubblica Italiana.
Da sempre parte del territorio della Provincia di Piacenza, passò alla provincia di Parma nel 1923[13]. Nel 1926 il comune di Boccolo de’ Tassi fu aggregato per la maggior parte al comune di Bardi, Farini d’Olmo, ora Farini (PC), e Ferriere (PC), in parte costituì l’ex comune di Pione aggregato poi sempre a Bardi l’anno successivo.
Dalla fine dell’Ottocento a tutto il Novecento la storia di Bardi è caratterizzata dal fenomeno dell’emigrazione verso la Gran Bretagna, la Francia, la Svizzera, il Belgio e gli Stati Uniti.
Durante la seconda guerra mondiale e dopo l’Armistizio Bardi e le montagne circostanti furono teatro di scontri tra le truppe tedesche e le brigate partigiane della Val Ceno e della Val Taro. Il 17 luglio 1944 all’alba Bardi fu bombardata da 12 bombardieri “Stukas” che provocarono danni ingenti, mentre truppe tedesche in ritirata da Bedonia e Borgo Val di Taro eseguirono numerosi rastrellamenti: l’operazione Wallenstei
La fortificazione più importante di tutto il territorio comunale, considerata tra le massime architetture militari italiane, è il castello di Bardi, collocato su uno sperone in diaspro rosso ai margini del centro storico del capoluogo.
Nelle frazioni si trovano i resti o le memorie di varie rocche medievali, abbandonate o distrutte nei secoli: il castello di Gravago, il castello di Lacore, il castello di Pione, il castello di Pietracervara, il castello di Pietragemella, il castello di Pietra Nera e il castello di Sidolo
(da Wikipedia)
Il legame con i Grimaldi di Monaco
A metà del Cinquecento, dopo la nascita del Ducato di Parma e Piacenza, i Landi cercano nuove alleanze attraverso i matrimoni: Claudio II Landi sposa Giovanna d’Aragona, vedova del fratello Manfredo (1565) e nel 1595 Maria Landi, sorella di Federico II, sposa Ercole Grimaldi di Monaco.
Dei rapporti tra i Landi e i Grimaldi rimangono interessantissime vestigia nelle ultime sale principesche, che sono testimonianza anche del tentativo di Maria e Federico Landi di sostenersi reciprocamente nel mantenimento del loro potere.
Nel 1592 Federico è impegnato in Spagna a servizio dell’Imperatore e nomina la sorella Maria, appena ventiduenne, governatrice generale dei suoi Stati; Maria oltre a reggere il feudo e ad abbellirlo, dopo essersi trasferita a Monaco, fa affrescare, d’intesa con il fratello, le ultime camere degli appartamenti principeschi con gli stemmi e i possedimenti dei Landi e dei Grimaldi, sancendone un sodalizio che durerà diversi decenni. Federico poi, alla morte della sorella avvenuta nel 1599 e quella del cognato nel 1604 a seguito di una congiura, che lasciò senza guida il principato di Monaco, assunse la reggenza e diventò tutore dei nipoti, accentuando la collocazione monegasca nell’orbita spagnola.
In particolare, la cura del nipote Onorato sembra quasi compensare la mancanza di eredi che continuassero la dinastia dei Landi.
La Dichiarazione dell’arbore e discendenza di casa Landi del 1603, nella quale Federico Landi rivendica i suoi possedimenti contro i Farnese, è dedicata proprio al nipote.
La primogenita di Federico, Maria Polissena, che sarà l’ultima Landi, nascerà infatti solo nel 1608, mentre nel 1612 arriverà l’atteso erede maschio; ma nel 1616, con la sua precoce scomparsa, svanirà anche l’illusione della continuità dello Stato dei Landi.
Onorato si occuperà di governare il principato monegasco rimanendo nell’orbita dello zio materno e quindi sotto la protezione spagnola, fino a quando nel 1641, con un colpo di mano, Onorato prese possesso della fortezza di Monaco, sottraendo il principato agli spagnoli e mettendolo sotto la protezione dei francesi.
Onorato spiega la sua scelta politica come dettata dalle gravi condizioni in cui versava il suo principato, soggetto sempre più alle prevaricazioni degli Spagnoli, che invece avrebbero dovuto garantirne la sicurezza e la prosperità.
Riconsegna quindi l’ambita onorificenza del Toson d’oro agli spagnoli e garantisce la sopravvivenza del suo principato, allontanandolo sempre più da Bardi.
Quello dei Landi, invece, nel giro di pochi decenni sarà destinato a volgere al termine.
STORIA DEL LEGAME TRA IL PICCOLO TERRITORIO DI BARDI E IL PRINCIPATO DI MONACO
Onorato II Grimaldi, sotto l’ala dello zio Federico Landi, ricevette quindi la migliore formazione per un nobile di quell’epoca ed iniziò la sua ascesa ai titoli nobiliari. E’ proprio grazie ai Principi Landi della Val Ceno e Taro che si elevò al titolo di Principe, diventando quindi il “Primo” Principe di Monaco. “Titolo” in seguito assunto da tutta la dinastia dei Grimaldi di Monaco tutt’oggi regnante. La Fortezza di Bardi conserva ancora oggi importanti testimonianze storiche ed artistiche dei Grimaldi di Monaco, infatti, gli affreschi (di recente restauro) situati nelle “Sale dei Principi”, rappresentano gli stemmi e le vedute dei possedimenti del Principe Onorato II. Gli affreschi portati alla luce nel 1997 e successivamente “visti” dall’Ambasciatore Renè Novella in visita a Bardi per una conferenza, pare siano le medesime riproduzioni presenti nelle tavole dipinte, raffiguranti gli antichi feudi del Marchesato di Campagna (1532-1641) posti nel Regno di Napoli ed ora conservate nel Palazzo di Monaco.
Le stanze della Fortezza dedicate ai Principi Monegaschi evidenziano gli stretti legami che unirono il Principato di Monaco e la Nostra Valle. Il Comune di Bardi nel 2016 ha commemorato il 40° Centenario della presenza di Onorato II Principe di Monaco. Tale Evento è stata festeggiato il 24 Giugno, giorno della ricorrenza religiosa di San Giovanni Battista patrono di Bardi e compatrono delle Case Principesche e Sovrane dei Grimaldi e dei Landi. Il Comune di Bardi e le Associazioni Culturali del Paese Il Centro Studi Val Ceno e Il Cammino Valceno, hanno intrattenuto e coltivato nel tempo legami con il Principato di Monaco con un attento lavoro diplomatico oltre che culturale. Edita dal Centro Studi infatti, è la prima biografia dedicata ad Onorato II di Monaco, scritta dallo storico Riccardo De Rosa con la prefazione dello storico Maurizio Ulino.
Altra pubblicazione è quella del libro sulla vita di Federico Landi che contiene un intero capitolo dedicato ad Onorato II di Monaco. Sempre nel 2016 il Comune di Bardi aderiva, all’ Associazione dei Siti Storici Grimaldi come Membro Antico del Primo Collegio. Scopo dell’ Associazione è di riunire, valorizzare e promuovere i Siti storici della famiglia Grimaldi. “Può essere considerato Sito Storico Grimaldi di Monaco qualsiasi Sito che abbia una storia in comune con quella dei Principi di Monaco e che testimonia legami stretti con il Principato di Monaco”.
Visite di SAS Il Principe Alberto II
Il Principe Alberto di Monaco a Bardi
Alberto II Principe di Monaco ha visitato, martedì 15 maggio, i paesi di Bardi e Compiano, con i rispettivi Castelli - entrambi nel circuito dei 31 Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli, per omaggiare le antichissime radici della Famiglia Grimaldi intrecciate con le storiche vicende dello Stato Landi, da cui veniva Maria Landi che sposò Ercole Grimaldi, e divenne madre di Onorato II, primo Principe di Monaco.
A Bardi, il Principe Alberto, accolto fra gli altri dal presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonacini, dalla Sindaca Valentina Pontremoli, dal Prefetto Giuseppe Forlani, dal Conte Orazio Zanardi Lanbdi e dal Marchese Manfredi Landi di Chiavenna ha partecipato alla presentazione della biografia di Onorato II scritto da Riccardo De Rosa prima di un pranzo riservato nelle sale del castello, dove è stata scoperta una targa in ricordo della sua visita.
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