Le origini di Terlizzi risalgono al VI secolo d.C., benché le prime testimonianze concrete della sua esistenza risalgano solo alla Donazione di Wacco (VIII secolo), feudatario longobardo che dona al Monastero di Montecassino il casale in Trelicio in quel tempo circondato da macchia mediterranea e querceti (quercus ilex). Da qui deriva, plausibilmente, il toponimo Trelicium o più diffusamente, nelle più antiche pergamene, Terlicium, equivalente a terra ilicium, locus inter ilicia, “terra di lecci” o “luogo posto fra i lecci” oppure Terlitium ovvero “terra contesa”, Terlicio “tre luoghi”, Terlizzo, Terlizo o Terricium ovvero “terra circondata da torri”.
Dopo la dominazione bizantina, a partire dall’XI, secolo Terlizzi rientra nella sfera d’influenza di Giovinazzo, sotto il dominio del normanno conte Amico, artefice delle fortificazioni in entrambe le città (e a Terlizzi, del poderoso castello con tre torri, ripreso nello stemma cittadino), all’epoca ancora identificata come castellum. Ma fu nel 1123 che Terlizzi acquisì il titolo di città (come testimonia una stele affissa alla Torre Maggiore del Castello normanno, unica superstite della struttura, in gran parte crollato tra XVIII e XIX secolo).
Nel Duecento fu capoluogo di contea infeudata alla famiglia Tuzziaco; in seguito fu dominio di Federico Wrunfort. Nel 1230 l’imperatore Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico vinse la lotta contro il papa Gregorio IX. Subito dopo la vittoria Federico riconobbe tutte le città che lo avevano affiancato negli scontri con il pontefice, tra cui Terlizzi. Lui, essendo anche un poeta, per ringraziare Terlizzi la agevolò nel commercio e le scrisse anche una frase di benevolenza cioè “Terlitium inter spinas lilium” ovvero “Terlizzi un giglio fiorito fra rovi spinosi”.[senza fonte]
Nel 1361 divenne signore di Terlizzi Guglielmo Sanseverino, per eredità di uno zio. Tale famiglia detenne la signoria fino al 1407, quando Ottavio/Ottaviano Sanseverino, che è anche signore di Parabita e di Cellino, viene privato di tutti i possedimenti per ribellione a re Ladislao di Durazzo. Subito dopo verrà investito della signoria di Terlizzi (assieme ad altri feudi) Francesco Orsini, conte e poi duca di Gravina. Nel 1532, però, il suo discendente Ferdinando Orsini, 5º duca di Gravina, perde definitivamente la signoria di Terlizzi, che passa ai Grimaldi principi di Monaco marchesi di Campagna che l’amministrarono fino al 1641[5].
Dal 1607 è amministrata dai baroni de Gemmis di Castel Foce, luogotenenti del feudo. Dai Grimaldi passò ai Giudice Caracciolo duchi di Giovinazzo e principi di Cellamare, fino a quando, morta Donna Eleonora Giudice Caracciolo senza figli né eredi diretti nel 1770, tutti i corpi feudali furono devoluti alla Regia Corte. Messa all’asta nel 1778 dalla Regia Camera della Sommaria per ordine regale, i cittadini terlizzesi, tra cui il Barone letterato Ferrante de Gemmis, per non far nuovamente ricadere la città sotto la servitù feudale del probabile acquirente il duca Carafa di Andria, promossero il riscatto feudale versando 90.000 ducati alla regia corte nel 1779 e Terlizzi divenne città demaniale. Tale somma però, non essendo nella disponibilità dell’università di Terlizzi, fu prestata dal barone Gennaro Rossi di Napoli il quale aveva ipotecato a sé tutti i corpi feudali di Terlizzi compreso il castello, fu rimborsata nell’arco di oltre un secolo e mezzo con molte difficoltà e vicissitudini giudiziarie chiusasi addirittura nel 1930.
Durante il fascismo venne edificata la scuola primaria Don Pietro Pappagallo che inizialmente venne chiamata scuola primaria “Benito Mussolini”. Con la caduta del fascismo, venne rinominata “Don Pietro Pappagallo” proprio in ricordo di quel presbiterio e antifascista terlizzese che lottò fino alla fine pur di liberare la sua patria dal Fascismo.
Centro storico
Coincide con la cittadella medievale. L’insieme di case e viuzze disposte a raggiera convergenti verso la cattedrale di San Michele Arcangelo, è delineato da quello che i terlizzesi chiamano “stradone” ovvero l’antico fossato della città ricoperto nell’Ottocento per permettere il transito del Carro trionfale. I due rami semicircolari dello stradone sono gli attuali Corso Dante e Corso Garibaldi. Durante i lavori di riqualificazione architettonica di Largo Lago Dentro, nel settembre del 2016, è emersa l’antica pavimentazione della piazzetta che da più di duecento anni giaceva nel sottosuolo. Erano ben visibili anche delle cisterne, per la raccolta dell’acqua piovana e due segmenti di antiche strutture murarie. Il tutto è stato ricoperto da una nuova pavimentazione. La piazza principale, dedicata a Cavour, presenta un monumento ai Caduti realizzato dallo scultore molfettese Giulio Cozzoli nel 1923.
Architetture civili
È il simbolo della città. Possente e ultima testimonianza dell’antico Castello normanno, dall’alto dei suoi 31 metri, domina lo scenario circostante. La torre, sormontata da un’edicola campanaria, mostra sulla facciata orientale un orologio avente un diametro di 3.45 metri. Edificato dal Conte Amico nel 1075, il Castello fu dal XIX secolo residenza del noto giurista Michele de Gemmis. Durante il fascismo, inoltre, la torre dell’orologio di Terlizzi, che ospitava già l’odierno orologio, venne privata delle lancette in oro di cui disponeva l’orologio, molto probabilmente per fonderle in lingotti d’oro per poi venderli e investire il ricavato nel sostenimento della seconda guerra mondiale.
Palazzo baronale de Gemmis
Palazzo monumentale dei Baroni de Gemmis edificato su progetto dell’architetto Luigi Vanvitelli.
Villa di San Giuliano
Principesca villa della famiglia de Gemmis, costruita sull’antica Chiesa di San Giuliano, passata alla ribalta della notorietà nel XX secolo come cenacolo culturale dell’ing. Gennaro de Gemmis. L’immensa tenuta annessa alla Villa fu sede di coltivazioni floricole, dando impulso a tale attività in tutto il paese. La preziosa raccolta di libri e documenti storici che conteneva la Villa, cioè l’attuale biblioteca provinciale de Gemmis, la rese meta di pellegrinaggi da tutto il mondo, Benedetto Croce ne fu un assiduo frequentatore. È oggi ridotta ad un anonimo edificio sede dell’Istituto di Stato per l’agricoltura dedicato al barone.
(da Wikipedia)
Il legame con i Grimaldi di Monaco
Terlizzi entrò a far parte dei numerosi possedimenti che l’imperatore Carlo V concesse ai Grimaldi, famiglia di origini genovesi che si stabilì, già in epoca medievale, su quella roccaforte di Monaco destinata poi a diventare il Principato che oggi tutti conoscono. Dal 1532 fino al 1641, le vicende umane, politiche, economiche e storiche della città dei fiori si intrecciarono per ben oltre un secolo con quelle della signoria dei Grimaldi di Monaco, a tal punto da consentire a Terlizzi di evolvere e progredire in una bella e dinamica città, fiorente ed economicamente intraprendente, ricca di monumenti. La presenza dei Grimaldi a Terlizzi segnò un’importante fase di sviluppo economico, demografico e culturale della città. In quell’epoca arrivarono in città opere d’arte di grande notorietà, quali i dipinti di Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone e del bresciano Giovanni Girolamo Savoldo, capolavori in assoluto della pittura veneziana in Puglia.
Visite di SAS Il Principe Alberto II
S.A.S Alberto di Monaco a Terlizzi
L’ultima visita del Principe a Terlizzi risale al 1997, più precisamente al 16 giugno, in occasione dei festeggiamenti per i 700 anni della dinastia dei Grimaldi. Era stato il Principe Ranieri III ad aver incaricato il figlio, ai tempi Principe Ereditario, di fare visita ai territori la cui storia si era incrociata con i signori e i principi di Monaco.
Una visita diplomatica e un programma intenso. Appena arrivato al comune di Terlizzi, il Sovrano ha assistito all’inaugurazione di una prima targa all’ingresso dalla città. Sull’insegna si legge: “Sito storico dei Grimaldi di Monaco”, prova che il comune è da tempo legato alla storia del Principato.
«Sono molto lieto di questa iniziativa che sancisce formalmente quei rapporti che la storia ha forgiato e che la lealtà dei sentimenti ha saputo mantenere». Lo ha detto il principe Alberto II di Monaco durante la sua visita a Terlizzi, citando la nascita dell’associazione italiana dei Siti Storici Grimaldi di Monaco di cui Terlizzi fa parte. «Con la vostra adesione - ha detto il principe - ripercorrete poco più di un secolo di storia cittadina dal 1532 al 1641. Una storia relativamente breve, ma ricca, a quel tempo inscritta in un contesto europeo e locale turbolento». Ha quindi ripercorso le tappe e le date più significative della storia che unisce Terlizzi a Monaco. «Anche se la vostra città è evidentemente molto cambiata dal XVII secolo, il suo volto da tempo mi è familiare - ha continuato il sovrano - : ne conservo ancora una veduta, tuttora esposta nei Grandi Appartamenti del Palazzo che fu realizzata per il mio avo Onorato II. L’ufficio filatelico e numismatico del Principato ha riprodotto questo dipinto in un francobollo, e mi piace sottolineare che gli antenati dell’attuale direttrice dell’Ufficio sono originari della vostra regione e ancora oggi portano a Monaco il nome della vostra città».
Terlizzi «è tuttora molto presente a Monaco, ma i nostri legami possono essere ulteriormente rafforzati» ha detto ancora il principe, approfittando dell’occasione per invitare il sindaco Gemmato «a partecipare a una futura edizione degli incontri dei Siti Storici Grimaldi di Monaco che si svolgerà sulla Place du Palais. Nel corso di un fine settimana di giugno del prossimo anno, da vivere all’insegna dell’amicizia e della convivialità, il suo comune potrà esporre le tradizioni, la cultura, la gastronomia e l’economia che le sono proprie». «Ciò che la storia ha creato quasi cinque secoli or sono - ha concluso - sarà quindi terreno fertile su cui consolidare relazioni durature».
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